La Coach Amanda Gesualdi, su mandato della Scuola dell’Infanzia Castelbarco, ha contribuito insieme alla Responsabile Ombretta Sesana e all’Educatrice Roberta Airoldi, a consolidare l’approccio olistico che quest’anno (2022-23) si è concluso con una riflessione importante sull’Arte di Educare. Qui di seguito un articolo di Roberta Airoldi proprio sul tema appena citato. Buona lettura!
(Nella foto in alto la Presidente Rosella Minotti Castelbarco, la VicePresidente Fiordiana Castelbarco, la Dott.ssa Amanda Gesualdi, la Responsabile Didattica Ombretta Sesana, l’Educatrice Roberta Airoldi).
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L’Arte di Educare suggerisce l’idea di una competenza, di un’abilità, innata o acquisita, ma ben precisa, cioè l’idea di un mestiere che “sà di fatica”, di impegno, di cura e bellezza; diversamente dalla connotazione tecnica e formale con la quale, oggi, si denominano i nuovi indirizzi e corsi formativi: scienze dell’educazione, scienze umane, scienze pedagogiche…
Andando oltre il significato etimologico del termine educare, una riflessione può avere inizio da alcune considerazioni relative al concetto di arte. Quest’ultima rispecchia le opinioni, i sentimenti, dell’artista, sia individuali che in rapporto al momento storico a lui contemporaneo e inerenti a più ambiti, morale, creativo, culturale, religioso.
L’arte è espressione dell’interiorità che si materializza, si concretizza attraverso la realizzazione di un’opera, nella sua bellezza, nelle emozioni, nei messaggi che suscita in chi la osserva, in chi cerca di conoscerla e capirla. Quindi, è una forma di linguaggio, di conoscenza, di incontro profondo, quasi spirituale perché tocca la sensibilità delle persone.
L’artista è testimone della sua dimensione umana attraverso la creatività, l’immaginazione, e lo fa nella misura in cui trova in se stesso la parte più intima, il suo essere, il suo modo di sentire la vita: l’artista entra dentro di sé, dentro le cose e ne coglie l’essenziale, lo rende tangibile, concreto a tutti.
Per questo motivo ha più senso parlare di Arte dell’Educazione perché l’arte stessa dà importanza alla soggettività, alla sensibilità, all’umano, fattori questi ultimi indispensabili per il lavoro di un educatore, insegnante, genitore, catechista, allenatore che sia, oltre la consapevolezza di avere come obiettivo ultimo: l’apprendimento di un individuo.
L’educatore deve volgere lo sguardo in una direzione più complessa, meno prevedibile (perchè il risultato non è mai scontato), ma più profonda, perché per educare bisogna saper vedere dentro ogni persona, saperla riconoscere, comprendere, bisogna saper cogliere l’autenticità e l’unicità delle menti con cui si deve interagire. L’educatore può intraprendere un orientamento di questo tipo testimoniando la propria dimensione umana, raggiunta tramite la comprensione di se stesso e delle esperienze della vita.
Nel riconoscersi essere umano, e considerando tali gli altri, l’educatore ha la predisposizione giusta per iniziare quella che è la prima e fondamentale fase del suo lavoro, cioè l’accoglienza. Questo momento è importante in quanto l’incontro permette la conoscenza, la comunicazione, il relazionarsi: si deve istaurare un rapporto di fiducia, di rispetto, di accettazione, per poter procedere in maniera positiva e costruttiva.
Il ruolo dell’educatore diventa quello di guida; egli deve far riflettere sui concetti base della vita, deve proporre ragionamenti necessari a capire, deve comunicare valori e comportamenti, deve stimolare affinché si mantenga un dialogo capace di trasformare: ogni sua azione e proposta sono occasioni di riflessioni, favorendo emancipazione e libertà autentiche.
L’educatore ha il dovere di “tirare fuori” e sostenere con consapevolezza e fermezza lo sviluppo della personalità di un individuo, della sua emotività, dei suoi bisogni, del suo senso di appartenenza ad una comunità. L’educatore è tenuto a mettere in discussione, se è necessario, il suo metodo e sperimentare nuova strategie facendo capire “cosa è giusto e cosa sbagliato”, vivere in un modo piuttosto che in un altro, fare scelte responsabili, affrontare le difficoltà.
Non esiste una formula che possa garantire una vita facile, priva di imprevisti, di fatica e di sofferenza, ma di certo esiste una buona educazione in grado di favorire il compimento di sè e di apprendere l’arte di vivere!
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